Palazzo Pandolfini

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Il Palazzo Pandolfini, situato in via San Gallo a Firenze, è un esempio straordinario di architettura rinascimentale progettato da Raffaello Sanzio tra il 1513 e il 1514. Commissionato da Giannozzo Pandolfini, vescovo di Troia, il palazzo doveva rappresentare la potenza e la raffinatezza della famiglia Pandolfini, strettamente legata ai Medici. Prima della costruzione del palazzo, il terreno era occupato dal Monastero di San Silvestro, passato nel 1447 ai frati di Montesenario. Nel 1494, Giannozzo Pandolfini affittò una parte del terreno con l’intento di costruirvi una nuova residenza. Tuttavia, difficoltà economiche ritardarono l’inizio dei lavori, che partirono solo nel 1516. La facciata del palazzo è uno dei suoi tratti distintivi. Caratterizzata da un maestoso bugnato in pietra serena e pietra bigia, presenta un gioco di finestre timpanate alternanti tra triangolari e curve. Le finestre del piano nobile, ornate da semicolonne e balaustre, conferiscono eleganza e simmetria alla struttura. La facciata è completata da un imponente cornicione, sotto il quale corre un’iscrizione in grandi lettere che celebra i favori ricevuti dai papi Leone X e Clemente VII, benefattori della famiglia Pandolfini. L’interno del palazzo è altrettanto affascinante. La grande sala delle feste, con affreschi allegorici e mitologici, riflette lo splendore delle dimore nobiliari del Rinascimento. L’arredo architettonico e le suppellettili d’oro e d’argento testimoniano il lusso in cui viveva la famiglia. Un esempio notevole è la scalinata monumentale, progettata da Raffaello, che si distingue per le sue decorazioni intricate e la sua elegante struttura. Il giardino del palazzo, descritto dal poeta Benedetto Varicensio nel 1525, è un’oasi verde che si estende dietro l’edificio. Originariamente impostato come giardino all’italiana, con aiuole geometriche e alberi da frutto, fu trasformato nel XIX secolo in un parco all’inglese da Eleonora Pandolfini. Questo cambiamento rifletteva la moda romantica del tempo, con prati sinuosi, siepi e un boschetto di cedri e limoni. Il giardino ospita anche una loggia-limonaia, utilizzata per proteggere le piante ornamentali durante l’inverno. Durante il periodo di Firenze Capitale (1865-1871), il palazzo ospitò l’ambasciata del Brasile, sottolineando il suo ruolo di rilievo nella vita politica e diplomatica della città. Tra il 1870 e il 1885, Alessio Pandolfini guidò una serie di restauri significativi, che inclusero la modifica della scala interna e la trasformazione dell’oratorio di San Silvestro in cappella privata. La moglie di Alessio, Sofronia Stibbert, contribuì ulteriormente all’abbellimento del giardino, creando una serra per le orchidee che divenne un punto focale del parco. Il palazzo ha subito vari interventi di restauro nel corso del XX secolo. Uno dei più importanti è stato eseguito tra il 1994 e il 1996, su progetto dello studio di architettura Gurrieri Associati, con l’obiettivo di consolidare e restaurare gli elementi architettonici deteriorati. Questo intervento ha permesso di preservare la bellezza e l’integrità storica dell’edificio, garantendo la sua fruibilità alle generazioni future.
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