Chiesa di San Giovanni Maggiore

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La Chiesa di San Giovanni Maggiore, situata nel centro storico di Napoli, è una delle testimonianze più antiche e affascinanti dell’architettura religiosa della città. Fondata presumibilmente nel VI secolo, sorge su un preesistente tempio pagano, forse dedicato ad Ercole o Antinoo. La chiesa ha subito numerosi interventi di ricostruzione e restauro nel corso dei secoli, riflettendo i principali periodi storico-artistici che hanno attraversato Napoli, dal paleocristiano al barocco, fino al neoclassico. La leggenda narra che Costantino il Grande ordinò la costruzione della chiesa per ringraziare Dio per lo scampato pericolo di un naufragio della figlia Costanza. Anche se questa storia non ha conferme storiche, aggiunge un’aura di mistero e sacralità al luogo. La chiesa fu rimaneggiata dal vescovo Vincenzo nel VI secolo e inserita tra le quattro principali basiliche della città, insieme a San Giorgio Maggiore, Santi Apostoli e Pietrasanta. La struttura originaria era ricca di mosaici e cupole, testimoniando la prosperità e l’importanza della comunità cristiana locale durante la dominazione bizantina. Successivamente, la chiesa subì trasformazioni significative durante il periodo normanno e angioino. A questi periodi risale l’allargamento delle navate laterali e il rifacimento del transetto. Nel 1635 un terremoto danneggiò gravemente la chiesa, e nel 1656 fu affidato a Dionisio Lazzari il compito di ristrutturarla. Lazzari introdusse elementi barocchi, come la doppia cupola, una soluzione architettonica unica in città. Tuttavia, ulteriori terremoti nel 1732 e nel 1805, seguiti da un altro sisma nel 1870, causarono danni estesi, distruggendo parte della navata destra e facendo crollare la volta. Durante i restauri neoclassici voluti dal canonico Giuseppe Perrella nel 1872, su progetto dell’ingegnere Giorgio Tomlison e con le correzioni di Errico Alvino e Federico Travaglini, la chiesa assunse il suo aspetto attuale. Il soffitto ottocentesco, realizzato dopo il terremoto del 1870, presentava tre grandi raffigurazioni pittoriche, tra cui il Battesimo di Gesù e altre scene della vita di San Giovanni Battista, eseguite da Nicola Montagono e Domenico Leggieri. Purtroppo, un nuovo cedimento della volta nel 1970 distrusse queste opere, costringendo la chiesa a chiudere per quarantadue anni. Durante i lavori di restauro degli anni ’70 furono rinvenute importanti testimonianze dell’epoca paleocristiana, come l’abside semicircolare sotto il coro ligneo seicentesco, ora spostato nell’oratorio dei LXVI Sacerdoti. Il restauro portò anche alla luce due tavole dell’antico calendario della chiesa napoletana, incise nell’887, ora conservate nell’arcidiocesi di Napoli. Tra le opere d’arte presenti nella chiesa, degne di nota sono le tele seicentesche di ignoto autore napoletano e l’Adorazione dei Magi della bottega di Andrea Sabatini. Alcune di queste opere sono state collocate in musei cittadini per proteggerle da ulteriori danni, come nel caso dello Sposalizio della Vergine e Gesù nella bottega di San Giuseppe attribuiti a Diana De Rosa, ora al Museo Diocesano di Napoli. Nel gennaio 2012, la chiesa è stata finalmente riaperta grazie all’intervento dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia. Da allora, oltre a tornare luogo di culto consacrato, la basilica ospita frequentemente eventi culturali, diventando un punto di riferimento non solo religioso, ma anche sociale e culturale per la comunità napoletana. L’interno della chiesa, con la sua pianta a croce latina e tre navate, è arricchito da una doppia cupola progettata da Lazzari, un altare maggiore di Domenico Antonio Vaccaro e due colonne romane in marmo cipollino del VI secolo. La cripta, accessibile da una scala a sinistra dell’ingresso principale, presenta tre navate con volte a vela e un altare settecentesco decorato con la pala della Madonna del Rosario. La navata sinistra conserva importanti testimonianze artistiche, tra cui la Cappella dei Paleologi, con un affresco cinquecentesco della Madonna col Bambino e una scultura lignea trecentesca di San Giovanni benedicente. La Cappella Ravaschieri ospita un retablo marmoreo di Giovanni da Nola, mentre la Cappella di Sant’Anna è decorata con una scultura lignea di Gennaro Vassallo.
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