Chiesa di San Gregorio Armeno
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La Chiesa di San Gregorio Armeno, situata nell’omonima via nel cuore del centro storico di Napoli, rappresenta un prezioso esempio di architettura barocca. La sua storia affonda le radici nell’antichità, essendo stata edificata su un preesistente tempio pagano, probabilmente dedicato alla dea Cerere. Secondo alcune fonti, il complesso religioso originale sarebbe stato fondato intorno al 930, ma altre testimonianze più accreditate collocano la sua nascita nell’VIII secolo, quando un gruppo di monache basiliane, in fuga da Costantinopoli, si stabilì nella città portando con sé le reliquie di San Gregorio Armeno, patriarca d’Armenia.
La chiesa e il monastero adiacente sono stati oggetto di numerosi rifacimenti e ampliamenti nel corso dei secoli, riflettendo le diverse fasi storiche e artistiche che hanno segnato la città di Napoli. Nel 1009, durante il periodo normanno, il monastero si espanse fino a includere quattro oratori circostanti, dando vita a un complesso monastico di notevoli dimensioni.Nel XV secolo, durante il regno di Ferdinando I di Napoli, la chiesa divenne un importante centro religioso e politico, tanto che nel 1443 il re ricevette qui la benedizione per la successione al trono. Dopo il Concilio di Trento, le monache furono obbligate a osservare la clausura, un cambiamento che portò a una serie di trasformazioni strutturali per adattare il monastero alle nuove esigenze.Nel 1572 iniziò un vasto progetto di ricostruzione sotto la direzione di Giovanni Francesco Mormando, con Giovanni Vincenzo Della Monica e Giovan Battista Cavagna che si occuparono delle fasi esecutive. Questo intervento portò alla creazione di una nuova chiesa, più grande e maestosa rispetto alla precedente, e alla costruzione del campanile. Tra il 1576 e il 1577 fu completata la cupola maiolicata della chiesa, un elemento distintivo che ancora oggi cattura l’attenzione dei visitatori.L’interno della chiesa è un tripudio di arte barocca, con decorazioni in marmo, stucchi dorati e affreschi. Il soffitto cassettonato, realizzato tra il 1580 e il 1584, è decorato con pitture di Teodoro d’Errico e intagli di artigiani napoletani. Le cappelle laterali ospitano una serie di opere d’arte di grande valore, tra cui l’Adorazione dei Magi di Giovanni Bernardo Lama e l’altare marmoreo di Pietro Ghetti.Uno degli elementi più affascinanti della chiesa è il chiostro monumentale, considerato uno dei più belli e suggestivi di Napoli. Al centro del chiostro si trova una fontana marmorea seicentesca, affiancata da statue settecentesche di Matteo Bottiglieri che raffigurano Cristo e la Samaritana. Gli affreschi che decorano le pareti del chiostro, realizzati da artisti come Belisario Corenzio e Paolo De Matteis, raccontano storie bibliche e leggende legate alla vita del monastero.Nel XVIII secolo, sotto la guida di Nicola Tagliacozzi Canale, la chiesa subì ulteriori interventi di restauro che la arricchirono di elementi rococò. Furono realizzati nuovi intagli del soffitto della navata, le grate del coro delle monache, stucchi e dorature interne, oltre ai cancelletti in ottone delle cappelle e alle balaustre. Intorno al 1759 fu costruito il “coro d’inverno”, un ambiente più facilmente accessibile per le monache durante i mesi freddi, situato al secondo piano dell’atrio d’ingresso.Con l’avvento di Gioacchino Murat all’inizio dell’Ottocento, il monastero fu inizialmente inserito nell’elenco di quelli da sopprimere, ma riuscì a sopravvivere grazie alle sue ricchezze e all’importanza politica e sociale. Dopo l’Unità d’Italia, il complesso continuò a svolgere un ruolo centrale nella vita religiosa e culturale di Napoli. Le spoglie di Santa Patrizia furono traslate nella chiesa, e da allora vi si svolge il rito dello scioglimento del sangue della santa, simile a quello di San Gennaro.Nel corso del XX secolo, il monastero ha dovuto affrontare nuove sfide, tra cui la riduzione del numero di monache e la necessità di finanziamenti per il mantenimento della struttura. Tuttavia, grazie all’ingresso delle Suore crocifisse adoratrici dell’Eucaristia nel 1922, il complesso ha trovato nuova vitalità e ha continuato a svolgere attività educative e assistenziali.
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