Chiesa di Santa Caterina a Formiello
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La Chiesa di Santa Caterina a Formiello, situata nei pressi di Porta Capuana e Castel Capuano a Napoli, è uno dei capolavori del Rinascimento napoletano. Costruita tra il 1519 e il 1593 su un progetto attribuito ad Antonio Fiorentino della Cava e Romolo Balsimelli, la chiesa sorge su una precedente struttura risalente al XV secolo. Il nome “a Formiello” deriva dal latino “ad formis”, riferendosi ai condotti dell’acquedotto della Bolla che passavano nei pressi della chiesa.
La chiesa fu affidata ai frati domenicani della Congregazione riformata di Lombardia nel 1499, durante il regno di Federico d’Aragona, che la ricostruirono nel suo attuale stile rinascimentale con influssi toscani. Il finanziamento della costruzione fu sostenuto da diverse famiglie nobiliari, tra cui gli Spinelli di Cariati, gli Acquaviva d’Atri e i Sanseverino di Bisignano. La chiesa custodisce sin dalla fondazione le reliquie dei Martiri d’Otranto, uccisi dai Turchi nel 1480 per non aver rinnegato la fede cristiana.
L’esterno della chiesa è caratterizzato da un’imponente facciata rinascimentale, con un portale marmoreo decorato da Francesco Antonio Picchiatti nel 1659. Il portale è sormontato da una statua di Santa Caterina d’Alessandria. La struttura è stata oggetto di numerosi restauri nel corso dei secoli, specialmente nel Seicento e Settecento, che hanno aggiunto decorazioni barocche senza alterare le linee architettoniche rinascimentali originali.
All’interno, la chiesa presenta una pianta a croce latina con una navata unica coperta a botte. Le cappelle laterali, cinque per lato, sono a base quadrata e copertura a botte. Il pavimento marmoreo della navata, realizzato da Francesco Antonio Gandolfi nel Seicento, è arricchito da lastre sepolcrali cinquecentesche. Al centro della navata si apre l’accesso alla cripta delle consorelle del Santissimo Rosario, dove sono visibili i resti di due scheletri di donne in preghiera con il rosario tra le mani.
La controfacciata della chiesa è decorata con l’affresco del Martirio di Santa Caterina, realizzato da Luigi Garzi nel 1695, mentre sulla volta della navata si trovano le Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria, sempre opera del Garzi. La cupola, slanciata su un alto tamburo, è decorata con affreschi di Luigi Garzi e Paolo De Matteis, raffiguranti la Fede, la Castità, la Penitenza e la Mansuetudine nei peducci, e la Madonna con Santa Caterina e i patroni di Napoli che implorano la Trinità a favore della città al centro della cupola.
L’abside ospita preziosi stalli lignei del 1566, opera del maestro lombardo Benvenuto Tortelli, e affreschi di Guglielmo Borremans, tra cui il Trionfo di Giuditta. Le pareti laterali dell’abside sono decorate con affreschi di Nicola Russo, raffiguranti un Miracolo di San Domenico e Mosè che fa scaturire le acque.
Le cappelle laterali della chiesa sono ricche di opere d’arte di grande valore. La prima cappella di sinistra, dedicata alla famiglia Tocco, contiene monumenti funebri e una pittura di Francesco Curia del 1586. La seconda cappella, dei domenicani, è legata a Vincenzo Maria Orsini, vescovo di Benevento e poi papa Benedetto XIII, e ospita reliquie di santi e un dipinto di Antonio Gamba del 1732. La terza cappella, della famiglia de Sylva, è decorata con dipinti di Giuseppe Simonelli e affreschi sulla vita di San Giacomo. La quarta cappella custodisce le reliquie dei Martiri d’Otranto in un grande sarcofago, con dipinti di Luigi Garzi e una pala di Luigi Scorrano. La quinta cappella, dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, è decorata da Giacomo del Pò con affreschi e pitture sulla vita della santa.
Le cappelle di destra includono la cappella di San Giacinto, con dipinti di Angelo Mozzillo del 1797, e la cappella de Castellis, dedicata alle storie della vita di Gesù, con opere di Silvestro Buono e Paolo De Matteis. La cappella della Pentecoste è decorata con dipinti di Paolo De Matteis e una tavola cinquecentesca di Silvestro Buono. La cappella Tomacelli presenta monumenti funebri e un dipinto del fiammingo Wenzel Cobergher del 1590. La cappella di San Vincenzo Ferrer e San Pio V è decorata da Santolo Cirillo con affreschi e una tela del 1733.
Nel corso dell’Ottocento, la chiesa subì la soppressione dell’Ordine domenicano per volere di Gioacchino Murat, e il monastero fu riadattato a lanificio militare. Le reliquie dei Martiri di Otranto furono nuovamente spostate nel 1901, trovando definitiva collocazione nella quarta cappella di sinistra. Dopo i danni subiti durante il terremoto dell’Irpinia del 1980, la chiesa è stata oggetto di lunghi lavori di restauro.
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