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Il Memoriale di Jan Palach a Praga è un potente simbolo di resistenza contro l’oppressione e un tributo al coraggio di un giovane studente che ha sacrificato la propria vita per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. La sua storia è indissolubilmente legata agli eventi della Primavera di Praga del 1968, quando un breve periodo di liberalizzazione politica e culturale fu brutalmente interrotto dall’invasione delle truppe del Patto di Varsavia. Il 16 gennaio 1969, Jan Palach, uno studente di storia e scienze politiche all’Università Carolina di Praga, si cosparse di benzina e si diede fuoco in Piazza San Venceslao, di fronte al Museo Nazionale. Questo gesto disperato fu un atto di protesta contro l’apatia e la sottomissione della società ceca all’occupazione sovietica. Palach sperava di risvegliare la coscienza nazionale e di stimolare una resistenza attiva contro l’occupazione. Prima di compiere il suo gesto, Palach inviò lettere a diverse figure pubbliche e istituzioni, spiegando le sue motivazioni e facendo appello all’abolizione della censura e alla sospensione della distribuzione del giornale ufficiale delle forze di occupazione. Nelle sue lettere, Palach dichiarava di far parte di un gruppo clandestino di giovani pronti a compiere atti simili fino a quando le loro richieste non fossero state soddisfatte, anche se non ci sono prove concrete che questo gruppo sia mai esistito realmente. Il sacrificio di Palach ebbe un impatto immediato e profondo. Morì tre giorni dopo, il 19 gennaio 1969, a causa delle gravi ustioni riportate. Il suo funerale, tenutosi il 25 gennaio, si trasformò in una massiccia manifestazione di protesta contro il regime comunista, con migliaia di persone che marciarono per le strade di Praga per onorare il suo coraggio e denunciare l’occupazione sovietica. Negli anni successivi, il regime cercò di cancellare la memoria di Palach. La sua tomba divenne un luogo di pellegrinaggio e un simbolo di resistenza, tanto che le autorità comuniste decisero di esumare e cremare i suoi resti nel 1973, trasferendo le ceneri a sua madre nel villaggio di Všetaty. Solo dopo la caduta del regime comunista, nel 1990, le ceneri di Palach furono riportate a Praga e sepolte nuovamente al Cimitero di Olšany. Oggi, il Memoriale di Jan Palach a Praga comprende diverse installazioni. Una delle più significative è il monumento creato dall’artista americano di origine ceca John Hejduk, intitolato “La Casa del Suicidio e La Casa della Madre del Suicidio”. Questa scultura, situata vicino alla Facoltà di Filosofia dell’Università Carolina, rappresenta simbolicamente il dolore di Palach e della sua famiglia. La “Casa del Figlio”, di colore più chiaro, simboleggia Jan Palach, mentre la “Casa della Madre”, più scura e corrosa, rappresenta la madre disperata. Questa installazione è completata da una targa con il poema “Il Funerale di Jan Palach” dello scrittore americano David Shapiro. Un altro significativo punto di commemorazione è la piccola croce in bronzo incastonata nel pavimento di Piazza San Venceslao, esattamente nel luogo dove Palach si diede fuoco. Questa croce, insieme a un busto di Palach, serve come memento permanente del suo sacrificio. L’eredità di Jan Palach continua a vivere non solo nei memoriali e nei musei, ma anche nel cuore della società ceca. Il suo gesto è ricordato ogni anno durante la “Settimana di Palach”, che si tiene a gennaio, e ha ispirato numerosi tributi artistici, inclusi film, libri e opere teatrali.
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