Palazzo di Brera
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Il Palazzo di Brera, situato in via Brera 28 a Milano, è un edificio storico di straordinaria rilevanza artistica e culturale. La sua costruzione, iniziata nel 1651, si deve all’architetto Francesco Maria Richini, che lo progettò come collegio della Compagnia di Gesù. Questo edificio rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura manierista della città, caratterizzato da un’estetica sobria ma imponente, con una facciata in mattoni rossi rinforzata agli angoli e paraste a bugnato.
Il termine “Brera” deriva dal longobardo “braida”, che indica un campo o un terreno in prossimità dell’abitato, e ha radici nel latino medievale. L’area su cui sorge il palazzo era conosciuta già dal XII secolo come borgo nella brera del Guercio, riferendosi a terreni posseduti da un certo Guercio da Baggio. Nel corso del tempo, questi terreni furono acquisiti dai frati Umiliati, un ordine religioso dedito alla lavorazione della lana, che vi stabilirono la loro casa madre e la chiesa di Santa Maria in Brera.
Con la soppressione dell’ordine degli Umiliati nel 1571, il convento di Brera fu ceduto ai Gesuiti, che vi realizzarono un’istituzione educativa. I primi progetti per il nuovo edificio furono presentati da Martino Bassi, ma la sua morte nel 1591 rallentò i lavori. Nel 1615, Francesco Maria Richini fu incaricato della direzione dei lavori, che si protrassero a causa di epidemie e difficoltà economiche, fino alla sua morte, quando il compito passò al figlio Giandomenico e successivamente a Gerolamo Quadrio e Pietro Giorgio Rossone.
Nel XVIII secolo, con la soppressione della Compagnia di Gesù, il palazzo era ancora incompiuto. Fu il governo austriaco, sotto Maria Teresa d’Austria, a completarlo tra il 1778 e il 1795, affidando l’incarico a Giuseppe Piermarini. In questo periodo, il palazzo fu trasformato in un centro delle scienze e delle arti, ospitando diverse istituzioni educative e culturali.
Tra le principali istituzioni ospitate nel Palazzo di Brera vi sono la Pinacoteca di Brera, la Biblioteca Nazionale Braidense e l’Accademia di Belle Arti. La Pinacoteca di Brera, una delle più importanti gallerie d’arte d’Italia, venne istituita con le opere d’arte confiscate durante le spoliazioni napoleoniche e si arricchì nel tempo di capolavori come “Il Bacio” di Hayez e “Lo Sposalizio della Vergine” di Raffaello. La Biblioteca Nazionale Braidense fu fondata grazie all’unione delle biblioteche lasciate dai Gesuiti e a donazioni private, e divenne uno dei principali centri di ricerca bibliografica in Italia.
Nel cortile d’onore del palazzo, circondato da un porticato su due piani, si trovano numerose opere d’arte, tra cui la statua di Napoleone Bonaparte come Marte Pacificatore, una copia in bronzo di un marmo di Antonio Canova. Gli archi al piano terreno sono in stile serliana con colonne doriche, mentre al primo piano si ripetono con colonne ioniche, creando un effetto di armoniosa maestosità.
Durante l’epoca napoleonica, il palazzo continuò ad arricchirsi di nuove istituzioni, come l’Istituto Nazionale, trasferito a Milano nel 1810 e suddiviso successivamente in Imperial Regio Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti e Istituto Veneto. Nel primo decennio dell’Ottocento, la creazione delle gallerie d’arte divenne parte integrante dell’Accademia di Belle Arti, sebbene solo dal 1882 la Pinacoteca di Brera divenne un’istituzione autonoma.
Le due guerre mondiali ebbero un impatto significativo sul palazzo. Durante la prima guerra mondiale, le sale della pinacoteca furono chiuse e i quadri temporaneamente trasferiti a Roma. La seconda guerra mondiale vide il palazzo danneggiato dai bombardamenti del 1943, ma fu rapidamente ricostruito e le sale riaprirono nel 1950.
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