Chiesa di Santa Maria in Domnica alla Navicella
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Rione XIX - Celio
La Basilica di Santa Maria in Domnica, anche nota come Santa Maria alla Navicella, è un affascinante esempio di architettura paleocristiana, rinascimentale e barocca, situata sulla sommità del colle Celio a Roma. La sua origine risale al IV secolo, ma fu ricostruita nel IX secolo da papa Pasquale I, che le conferì un notevole apparato musivo. Successivamente, fu restaurata e modificata nei secoli XVI e XIX.
La facciata attuale, realizzata da Andrea Sansovino tra il 1513 e il 1514, è un perfetto esempio di stile rinascimentale. Essa presenta un arioso portico con cinque arcate separate da lesene in travertino, sormontato da due finestre ai lati del rosone centrale originale. Gli stemmi marmorei di Innocenzo VIII e dei cardinali Giovanni e Ferdinando de’ Medici arricchiscono il timpano. Il campanile a vela, situato lungo il fianco destro, ospita un’antica campana datata 1288.
L’interno della basilica conserva la pianta originaria del IX secolo, con tre navate di uguale lunghezza separate da due file di nove colonne di spoglio ciascuna. La navata centrale è decorata lungo le pareti con affreschi di Lazzaro Baldi e conserva un soffitto a cassettoni commissionato nel 1566 da Ferdinando de’ Medici. Il soffitto, ridipinto nel XIX secolo, presenta al centro lo stemma mediceo e, negli altri due riquadri principali, la navicella di Leone X rappresentata come arca di Noè e come tempietto eucaristico.
Uno degli elementi più preziosi della basilica sono i mosaici dell’epoca di papa Pasquale I, che decorano il catino dell’abside maggiore e l’arco absidale. Il mosaico dell’abside raffigura la Madonna in trono tra due schiere di angeli, con il papa Pasquale I inginocchiato ai suoi piedi, riconoscibile dal nimbo quadrato azzurro, tipico dei viventi. Le figure sono bidimensionali, senza tracce naturalistiche, seguendo i canoni bizantini. Sopra l’arco, il Salvatore è raffigurato tra due teorie di apostoli, con Mosè ed Elia più in basso.
L’altare maggiore, realizzato da Andrea Sansovino, è un capolavoro rinascimentale. La cantoria in controfacciata, risalente al 1930, ospita un organo a canne costruito da Natale Balbiani nel 1910 per la cappella dell’Ospedale militare del Celio e trasferito nella basilica vent’anni dopo. L’organo, restaurato nel 2011, è a trasmissione pneumatica-tubolare con una tastiera unica di 58 note e pedaliera dritta di 27.
Il portico della chiesa, restaurato alla fine dell’Ottocento, insieme alla fabbricazione della cancellata attualmente in situ, fu parte di un intervento mirato a curare gravi infiltrazioni di umidità e a riparare danni, oltre che a restaurare il portico stesso. Questo restauro, diretto da Busiri Vici e dall’architetto Gaetano Bonoli, fu patrocinato dal cardinale Consolini e finanziato da Propaganda Fide.
Nel 1958, una confessione semianulare fu costruita sotto l’abside, mentre l’attuale sistemazione del presbiterio risale al 1985. La basilica è sede del Titulus S. Mariae in Domnica, istituito nel 678 da papa Agatone, e ha un legame storico con i Medici, cardinali titolari della basilica lungo il XVI secolo.
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