Statua del Facchino

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La statua del Facchino è una delle sei famose statue parlanti di Roma, situata oggi in via Lata, vicino alla centralissima via del Corso. Questo singolare monumento è parte integrante della cultura popolare romana e ha svolto un ruolo significativo nella storia sociale della città, specialmente durante il Rinascimento e il Barocco. La statua del Facchino, scolpita nel XVI secolo, raffigura un uomo robusto nell’atto di versare acqua da una botte. Questa immagine è emblematica del lavoro dei facchini, ossia i lavoratori che trasportavano merci e acqua in città. La statua, realizzata in marmo, è alta circa un metro e venti centimetri e presenta dettagli che ne evidenziano l’uso pratico, oltre che artistico. Il facchino indossa abiti semplici e un cappello, elementi che sottolineano la sua origine popolare. La storia della statua è strettamente legata alla Corporazione dei Facchini dell’Acqua, che commissionò l’opera per celebrare il loro ruolo essenziale nella vita quotidiana della Roma rinascimentale. In un’epoca in cui l’acqua corrente non era disponibile nelle abitazioni, i facchini svolgevano un servizio fondamentale, trasportando acqua dalle fontane pubbliche alle case private. La statua era originariamente collocata presso la sede della corporazione, come simbolo del loro mestiere e del loro contributo alla comunità. Dal punto di vista artistico, la statua del Facchino si distingue per il suo realismo e la sua semplicità. A differenza di molte sculture dell’epoca, che tendevano a idealizzare le figure umane, questa statua rappresenta un uomo comune, con tratti marcati e una postura naturale. Questa scelta stilistica riflette l’attenzione degli artisti del Rinascimento per la realtà quotidiana e il loro interesse per la rappresentazione fedele della vita umana. Nel corso dei secoli, la statua del Facchino è stata spostata diverse volte. Nel XVIII secolo, fu trasferita nella sua posizione attuale in via Lata, dove è divenuta una parte integrante del paesaggio urbano. Nonostante i numerosi spostamenti e restauri, la statua ha mantenuto intatta la sua integrità e continua a essere un punto di riferimento per i romani e per i turisti che visitano la città. La statua del Facchino è famosa anche per il suo ruolo nelle “pasquinate”, i messaggi satirici e critici che i romani affiggevano sulle statue parlanti per esprimere le loro opinioni politiche e sociali. Come altre statue parlanti, il Facchino divenne un veicolo per la voce del popolo, permettendo ai cittadini di esprimere il loro dissenso in modo anonimo e creativo. Le pasquinate affisse alla statua del Facchino spesso prendevano di mira le autorità politiche e religiose, utilizzando l’ironia e la satira per criticare i potenti e le ingiustizie sociali. Un aneddoto interessante riguarda un episodio avvenuto nel XIX secolo, quando un gruppo di studenti utilizzò la statua del Facchino per affiggere una pasquinata contro il Papa. Questo gesto provocò una reazione furiosa da parte delle autorità ecclesiastiche, che ordinarono la rimozione immediata del messaggio. Tuttavia, l’episodio dimostrò la continua rilevanza delle statue parlanti come strumenti di espressione popolare e la loro capacità di influenzare il discorso pubblico.
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