Statua di Pasquino

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La statua di Pasquino, situata nell’omonima piazza vicino a Piazza Navona, è la più famosa tra le “statue parlanti” di Roma. Risalente al III secolo a.C., la statua originariamente decorava lo Stadio di Domiziano. Fu riscoperta nel 1501 durante i lavori di ristrutturazione del Palazzo Braschi e salvata dal cardinale Oliviero Carafa, che ne riconobbe il valore nonostante le condizioni deteriorate. La statua, senza braccia e con il volto danneggiato, rappresenta probabilmente un eroe greco come Menelao, Aiace o Ercole. La popolarità di Pasquino è dovuta ai pasquinati, versi satirici anonimi attaccati alla statua durante la notte per criticare le autorità pubbliche. Questi messaggi, spesso molto critici verso il papato e la nobiltà, venivano letti con grande interesse dai passanti la mattina seguente. Questo fenomeno di satira pubblica iniziò nel XVI secolo e continuò per secoli, rappresentando una forma di espressione popolare contro il potere oppressivo. Il termine “pasquinata” deriva proprio dalla statua di Pasquino e indica un commento satirico e pungente. I papi tentarono più volte di eliminare la statua a causa delle critiche che attirava. Papa Adriano VI voleva gettarla nel Tevere, ma fu dissuaso dai cardinali che temevano la reazione del popolo romano. Papa Benedetto XIII emise un editto che prevedeva la pena di morte per chiunque fosse sorpreso a pubblicare pasquinati sulla statua, ma ciò non bastò a fermare la pratica. Pasquino divenne un simbolo della libertà di espressione e della resistenza popolare contro l’autorità. La sua importanza storica e culturale è tale che, anche dopo la fine del potere temporale dei papi, continuò a essere usata per esprimere dissenso. Durante il periodo fascista, ad esempio, furono affissi messaggi di critica agli enormi costi degli eventi organizzati per la visita di Hitler a Roma. Oltre a Pasquino, Roma ospita altre “statue parlanti” come Marforio, Madama Lucrezia, il Babuino, il Facchino e l’Abate Luigi. Queste statue formavano il cosiddetto “Congrega degli arguti”, un gruppo di monumenti che venivano usati per affiggere messaggi satirici. Marforio, ad esempio, spesso dialogava in modo fittizio con Pasquino in pasquinati che commentavano gli eventi politici dell’epoca. Pasquino rimane ancora oggi un punto di riferimento per la satira e la critica sociale a Roma. Le sue vicende mostrano quanto sia radicata la tradizione della libertà di parola nella cultura romana e come l’arte e l’architettura possano diventare strumenti di resistenza e di espressione popolare. La statua non solo rappresenta un pezzo di storia antica, ma continua a vivere come simbolo di critica e di libertà.
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